Casinò - larapedia.com

come si scrive in inglese casino

come si scrive in inglese casino - win

Di come un tassista bulgaro mi salvò la pellaccia [Parte 1 di 3]

[L’itinerario che seguirò in questo breve racconto non sarà precisamente quello che feci all’epoca, cercherò di essere stringato e di seguire solamente le tappe principali di quel viaggio che mi cambiò la vita, per amor di sintesi salterò diversi paesini e particolari. Le tappe saranno: Trieste - Zagabria - Sarajevo - Belgrado - Sighetu Marmației - Sofia - Istanbul - Kulata - Salonicco - Atene - Patrasso - Ancona]
Avevo compiuto da poco 20 anni quando decisi che quell’estate avrei visitato tutti quei paesi che negli scorsi anni non avevo avuto modo di visitare. I soldi c’erano, non moltissimi, ma a sufficienza per tanti spostamenti, avevo calcolato parecchie notti in tenda e in treno, avevo due o tre contatti in Romania e a Belgrado, e l’unica cosa di cui ero certo è che sarei partito da Trieste a Giugno, per il resto sapevo solo che volevo scoprire quanto più possibile dell’est Europa. L’idea del budget me la feci studiando le tratte e i cambi di moneta, feci la somma di tutte le tratte in treno che avrei dovuto fare, comparai con bus e mi informai su internet in merito agli autostop, mi calcolai non più di 15€ al giorno per mangiare, e consideravo che in posti come il Maramureș ne bastano anche 4€. Sebbene i tanti calcoli che comprendevano anche un possibile traghetto finale rimasi comunque a corto di soldi negli ultimi giorni, rischiando pure di rimanere bloccato al confine tra Bulgaria e Grecia.
Comincio col dire che non sono di Trieste, per essere esatti all’epoca vivevo a poco più di 400 km dalla città, ma c’era più di un motivo per partire da lì: conoscevo un posto dove poter dormire senza pagare, per caso c’era in centro un mio carissimo amico ad aspettarmi, e poi Trieste è bellissima. Un po’ di autobus un po’ di autostop e arrivai in città cercando subito il posto dove mi sarei sistemato per la notte, era una scuola gestita dai Gesuiti dove partivano molte missioni umanitarie. Non ricordo benissimo l’ubicazione ma se dovessi tornare a Trieste credo ritroverei quel posto, era relativamente vicino al giardino Muzio de Tommasini, salendo per via Fabio Severo, poco prima dell’Università. Giuseppe era piuttosto esperto di viaggi verso l’est, all’epoca era nella Lega Missionaria Studenti, un gruppo di fanatici attivisti religiosi che non mi andavano per nulla a genio, ma Giuseppe era diverso, lui non era con quelle persone perché smosso da chissà quale impeto moral-religioso, macché, lui era lì tutte le estati per un semplice motivo: la fica. Certo, era bello aiutare gli anziani e gli orfanelli, ma anche sbatterglielo in culo alle giovani purissime missionarie era per lui motivo d’orgoglio. Quella notte fu impossibile dormire a causa del pavimento della scuola, butterato e con diversi strati di polvere, avrei dovuto comprare un materassino più solido per il sacco a pelo, ma all’epoca avevo paura a caricarmi troppe cose, avevo l’idea che se avessi cominciato con i materassi di lusso e i cuscini a prova di fulmine mi sarei presto ritrovato a scarrozzarmi comodini, sveglie meccaniche, forni a microonde e impianti hi-fi. Ero un coglione. Così forzai Giuseppe a passare la notte per le strade di Trieste, dove inscenammo un finto litigio al giardino lì vicino.
[N.d.A: questo è un nostro cavallo di battaglia, lo chiamiamo semplicemente “Alice”. “Alice” in pratica è un esercizio d’improvvisazione teatrale di nostra invenzione, quando uno dei due chiede all’altro: «Ma come sta Alice?» è il segno che si vuole cominciare, è regola che non ci si possa sottrarre alla sfida indipendentemente dal contesto. L’idea è che chi ha chiesto per primo come sta Alice sia anche interessato romanticamente alla suddetta, mentre chi risponde deve costantemente sviare oppure parlare di altre Alice confondendo il più possibile l’interessato. Più volte, dopo un’escalation di equivoci e battibecchi, abbiamo finito urlandoci l’uno contro l’altro per poi, dopo pochi passi di sfida, abbracciarci solennemente, tra gli applausi oppure lo sconcerto generale. L’ultima volta che è successo è stato tre anni fa, lo presi parecchio di contropiede, anche perché ero testimone al suo Matrimonio.]
Senza aver quindi dormito partii per la Croazia, dove restai qualche giorno nei dintorni di Zagabria. Una cosa che notai subito fu la furia assassina con la quale gli autisti dei bus croati viaggiavano, temevo per la mia vita ad ogni sorpasso, l’autista per le curve seguiva la traiettoria di una Formula 1 all’ultimo giro utile di qualificazione. Il paesaggio sloveno che superai lo conoscevo già, avendo tempo addietro sostato a Maribor, una bellissima città fiorita sul Drava. L’ostello che trovai vicino alla stazione centrale costava poco e nei dintorni c’erano molte zone dove ci si poteva accampare, d’estate per fortuna viaggia molta gente per cui non si era mai davvero soli. In città mi feci fare un cappello da un artigiano, il mio pessimo slavo e il suo terribile italiano non furono particolarmente d’impaccio. Ebbi in quei soleggiati giorni l’occasione di visitare il Museo d’arte Moderna, rimanendo impressionato non tanto dal Liberty croato (di grande pregio e dalle magnifiche intuizioni cromatiche, un continuo scontro tra paesaggi algidi e freddi e intarsiature dorate) quanto dall’incredibile catalogo di artisti avanguardisti. Poter vedere le opere di Anto Jerković dal vivo mi ha fatto molto riflettere sulla qualità dell’Informale europeo, sulla diversità degli stili e l’influenza immensa di van Gogh e Yves Klein sull’arte pittorica contemporanea [anche se, a onor del vero, il più originale interprete di Klein per me resta il californiano Don Van Vliet]. Una sera che ero per la Ulica Ivana Tkalčića, mi misi ad ascoltare una band garage in uno dei tanti locali della via, feci velocemente amicizia con una coppia e parlammo tutta la notte de Le ballate di Petrica Kerempuh mentre io ero reduce dall’apocalisse grammaticale di Viaggio al termine della notte. Céline mi accompagnava in quei giorni, quando non disegnavo sul mio taccuino lo leggevo avidamente, prendendo appunti come faccio sempre a bordo pagina, sconfinando nei paesaggi di una Francia oscena e decadente mentre attorno a me i giovani sembravano aver dimenticato il suono delle bombe di un decennio fa.
Partì per Sarajevo che era giorno, prendere i treni-notte mi sembrò una grande idea per diversi motivi: il primo era che costavano poco e mentre ti spostavi potevi dormire, il secondo era che essendo estate erano tanti i giovani che facevano Interrail o robe così, il solito discorso, meglio stare sempre in compagnia. Peccato che a discapito della mia geniale intuizione quasi tutti i viaggi su rotaia si rivelarono dei pandemoni hippie, dove la gente beveva e fumava tutta la notte gozzovigliando al suono della peggior musica balcanica. Per carità, sempre meglio dei Modena City Ramblers, ma comunque uno stupro per le mie orecchie all’epoca dedicate al dolce suono dei Minutemen e di Iannis Xenakis. In quel viaggio per Sarajevo mi ritrovai in cabina con un gruppo di francesi veramente molesti. A parte il continuo far casino, che potevo benissimo capire, era lo “stile” a destarmi irritazione. Giocavano a orribili giochi di società per smartphone, di quelli dove devi riconoscere il marchio famoso e scriverne il nome o boiate simili. Nessuno di loro, fra l’altro, aveva la benché minima idea di chi fosse Luis-Ferdinand Céline. Beh, ero uno snob di merda, portate pazienza, avevo anche appena 20 anni, oggi probabilmente romperei meno i coglioni e giocherei con loro. La notte tentai di dormire ma non servì a molto, perché appena mi addormentai ci fermarono alla dogana. Fu un viaggio tosto, passai molto tempo nel corridoio mentre la notte ingoiava ogni residuo stellare, ballavo, pisciavo nel lavandino (il cesso era intasato di lattine di birra), pensavo a com’era bello il mio cappello artigianale e a quanto fossero grandi i corvi croati.
Una delle prime cose che imparai della Bosnia ed Erzegovina è che “barbiere” si scrive “Freezer” e questo mi faceva ridere da matti. Arrivati alla stazione di Sarajevo ero a pezzi e pieno di rancore per i francesi scassa-balle, erano le 4 e mezza del mattino e non c’era anima viva, se non un tipo piuttosto giovane e pelato che mi venne subito incontro chiedendomi in un buon inglese se avevo già dove dormire in città. Allora ragazzi: non fidatevi mai di gente che aspetta i turisti alle stazioni, se vi va di culo finite come tra poco vi racconterò, se vi va male… vi va male. Comunque io ero cotto e avevo bisogno di un giaciglio vero, per cui accettai la sua offerta di portarmi al suo “ostello”. Mentre eravamo in auto il tipo ricevette una telefonata, capii che mi riguardava ma non riuscivo a decifrarne il contenuto. Ad un certo punto il tipo mi guardò e mi disse che c’era un problema: gli sono rimaste due camere ma siamo troppi maschi e ci sono due ragazze, la sua collega ha infatti intercettato dal mio stesso treno un gruppo di cinque francesi. Considerando di aver ballato e bevuto per tutta la lunghezza del treno sapevo benissimo che l’unica comitiva di testosteroni francesi non poteva che essere la mia. Insomma, dice il tipo, qualcuno deve dormire con le ragazze olandesi che sono già in ostello, mentre gli altri andranno in camera con due anziani. Indovinate quindi con chi feci andare i francesi. L’ostello non era tale, o meglio, era un luogo con quattro pareti e un soffitto, ma era osceno. Era tutto in cemento vivo, non sembrava nemmeno finita la struttura con tutte le armature in ferro ben visibili e arrugginite. Il pavimento della camera che dividevo con le olandesi era spaccato e in salita. La mia prima mattina in quel posto resta una delle mie sveglie più assurde ed improbabili. Seduti su una sorta di terrazza che sembrava stare in piedi con lo sputo ci siamo io e le olandesi a mangiare una buona colazione portata dal proprietario, ma quando si presentano i francesi non riesco più a mangiare. Arrivano, tutti pallidi e visibilmente stanchi, assieme ai loro due compagni di camera: due stravecchi raggrinziti vestiti (non sto scherzando) da gendarmi nazisti, con tanto di fascia al braccio. Decisi in quel momento che non mi andava di passare troppo tempo in ostello.
Sarajevo è una città straziante, sotto il suo strato di cemento e polvere si celano le nevrosi e le tragedie di troppe guerre e conflitti. Visitai poco la parte turistica della città e dedicai parecchio tempo alle periferie e ai borghi a causa del loro fascino umano. Visitai anche le città limitrofe, scoprendo diverse bellezze del paese. Una sera, passeggiando, con la coda dell’occhio vidi un uomo disteso malamente su una scalinata. Pensai fosse morto o robe così, e andai a controllare se era il caso di chiamare aiuto. Il tizio era grosso e puzzava di alcol, respirava pesantemente e provai ad alzarlo. Mi ci volle un po’ ma lo misi a sedere. L’uomo, cominciò a raccontarmi in un buon italiano, aveva lavorato da giovane a Firenze dove aveva passato i migliori anni della sua vita, come un classico immigrato in cerca di fortuna. Tornava poco nel suo paese, ma abbastanza per farsi una famiglia. Purtroppo la distanza e la sua voglia di viaggiare non furono un sufficiente collante, e ora da qualche mese cercava di riallacciare con la sua unica figlia, inutilmente. Era caduto in depressione e non faceva altro che bere. Lo riaccompagnai a casa, un piccolo appartamento di periferia, bianco fuori e con delle orribili luci verdi all’interno. I muri sembravano di cartapesta, pieni di crepe dalle quali sbucavano fuori insetti di ogni forma. C’erano parecchie bottiglie a giro e DVD di film italiani, tra cui Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi. Come per Giovanni delle Bande Nere anche per il mio nuovo amico sembrava non ci fosse molta speranza, era tornato a casa per ritrovare la famiglia, ma sua moglie l’ha rinnegato e la figlia non voleva parlarci. Non bevvi quello che mi offrì, e parlammo fino a notte inoltrata, prima di salutarci per sempre.
In un altro vicolo della città in cui mi persi in quei giorni plumbei venni attratto da dei rumori curiosi, come di vecchie VHS. Girando un sudicio angolo scoprii questo posto che sembrava strappato dalla realtà circostante. Era una sorta di pub collassato su se stesso, pieno zeppo in ogni centimetro di vecchissimi mobilii, cornici, set di tazze e tazzine, lampadari di ogni genere e non tutti appesi al soffitto che ne era comunque saturo, tutto sembrava dorato e riflettente, specchi arrugginiti e deformanti, sedie di ogni dimensione e colore, tutte antiche, come anche i tavolini e il bancone. Ma la cosa più strana era la presenza di decine di vecchi televisori, tutti accesi, dove delle videocassette mandavano scene della vecchia Sarajevo. Ero stordito e ammaliato da tutto questo. Nero, così si faceva chiamare il proprietario, era piuttosto giovane, mi spiegò che era figlio della più famosa coppia di antiquari della città. Lui non aveva mai vissuto molto a Sarajevo, era infatti un viaggiatore anch’egli, pieno di aneddoti spassosissimi resi ancora più ilari dai buonissimi rum che continuava a versarmi. Purtroppo i suoi genitori vennero a mancare l’anno prima, e così si ritrovò con garage e garage pieni delle cose più strane e improponibili. Decise quindi di trasformare il vecchio negozio dei suoi genitori in un locale dei più eccentrici mai visti. Dopo qualche ora s’era fatta una certa e io avevo fame e chiesi a Nero quale fosse la miglior baracca della zona dove rifocillarsi a dovere, lui mi indicò la porta esattamente di fronte al suo locale. Gli dissi che non mi andava di mangiare a casa di qualcuno, preferivo un locale o comunque un postaccio dove poter degustare qualche specialità. Allora mi prese per mano e mi portò al portone, bussò e ci aprì un cameriere. Ok, allora è un ristorante, senza insegna ma ok. Alla vista di Nero il cameriere iniziò a tirare fuori tavolini e sedie, apparecchiando in mezzo alla stradina, dopo poco mi prende e mi fa entrare in quello che chiaramente è l’androne di un normalissimo condominio, scendiamo delle scale a chiocciola che, normalmente, porterebbero ad uno scantinato, e dove invece risiedeva una piccola ma ordinatissima e pulitissima cucina. C’era un cuoco e il suo sous-chef, stavano preparando cose inimmaginabili per il mio limitato olfatto. Mi chiese cosa mi andava di mangiare e io gli dissi che mi fidavo pienamente di qualsiasi roba potesse uscire fuori da quello sgabuzzino. Feci strabene. Mi portarono quello che, ad oggi, è il più buono, tenero, burroso e gustoso filet mignon al pepe verde che abbia mai divorato. Quella cena me la pagò Nero di soppiatto, costringendomi moralmente a tornare la sera dopo accompagnato dalle due olandesi che letteralmente impazzirono per il posto. Vorrei tanto ricordarmi di preciso dove fosse ‘sto locale, ricordo solo che era una traversina di una parallela di Mula Mustafe Bašeskije, nient’altro.
Un’altra cosa che mi colpì molto della città fu la famosa piazza Baščaršija su cui si affacciavano rispettivamente una moschea e una chiesa ortodossa. Mi sporsi alla moschea e potei seguire tutta la funzione. Le enormi scritte sui muri dipinte su dei semplici tendaggi mi ricordarono quanto la Parola per gli ebrei e gli islamici abbia un valore diverso e catartico, i cristiani infatti credono che il Verbo si sia fatto Carne, ed in questo Cristo rappresenta il tramite per il divino, non più Profeti ma direttamente la Parola che respira come noi. Nella moschea invece la Parola prendeva forme e colori diversi ma rimaneva Parola, e anche se salmodiata con ipnotica intensità si poteva avvertire tutto il suo peso morale. Oggi, studiando sopratutto testi del buddismo c’han e dello zen giapponese che ne deriva, scorgo ancora più malinconia in quelle religioni che si appigliano alla Parola con strenua fedeltà. La paura e la povertà fanno prosperare le religioni, che serpeggiano tra tappeti, sedie e simulacri, s’aggrappano alla mortalità e promettono una fine alle sofferenze. È una vita sacrificata sull’altare della morte.
Quando arrivai a Sarajevo avevo in mente un preciso itinerario, ma decisi di sostare in Serbia prima di andare in Romania, anche se mi era stato sconsigliato da Giuseppe mentre ero a Trieste. Presi un altro treno notturno assieme alle due ragazze olandesi che bevvero vodka per tutto il tragitto. Quando mi svegliai il paesaggio era cambiato drasticamente: villaggi ridotti ad una fatiscente miseria si accavallavano uno dietro l’altro mentre ci avvicinavamo a Belgrado. Ricordo che l’aria era torbida e colorata di un pesante ocra.
[FINE PRIMA PARTE, scusatemi ma sono un po’ stanco di scrivere! Mi scuso per ogni eventuale errore grammaticale e per la scarsa chiarezza della prosa ma non sono abituato a scrivere di getto. Domani, sempre che interessi, butterò giù del resto del viaggio, ma temo ci vorrà una terza parte per concluderlo.]
clicca qui per la seconda parte!
clicca qui per la terza parte!
submitted by I_shoot_John_Lennon to italy [link] [comments]

[Memorie di un Viaggio] Varsavia e Kiev. Tra Comunismo, la ggggente, atterraggio d'emergenza... e anche quella cosetta che piace a tanti.

Immagino che con il titolo clickbait ho attirato l'attenzione di tanti. Si sa no? Tira piu' un PDF che un carro di buoi.

Un ex collega si fara' un week end a Varsavia. Devo prendere delle ferie, decidiamo di vederci direttamente la'. Dovendo prendere piu' giorni vado su Skyscanner con partenza dalla capitale polacca. Kiev per 30USD. Mi organizzo il ritorno a Dublino. Prezzo fattibile, si va.

Varsavia Modlin via Ryanair. Aeroporto del cazzo minuscolo, il bus per la capitale e' pieno e il prossimo e' troppo piu' in la'. Prendo il bus per la stazione dei treni e biglietto treno per Varsavia.
Poche indicazioni, salgo su un treno con un display che dice Warszawa. Per essere totalmente sicuro chiedo alla tizia che sta pulendo le carrozze dicendo solo "Warszava??" e lei annuisce sorridendo.
Mi siedo. Il treno parte dopo quasi 30 mins di attesa. Cazzo facevo prima prendendo il Modlin Bus che partiva dopo. Vabbe'.

Scendo a Warszava Centralna. La stazione e' vicina al Palazzo di Cultura e Scienze. Uno dei simboli della citta'. Sto palazzone costruito dai sovietici come regalo alla citta'. A me pare tipo la torre con l'occhio di Sauron che sovrasta tutto e dice "voi siete parte della gloriosa USSR".
La' a fianco c'e' un Tourist Office. Compro la Warsaw Card + trasporto pubblico. Una combo utilissima che consiglio. Come extra puoi avere anche il Hop on Hop off tour bus a gratis o un concerto di Chopin. La tizia non me lo dice, ma io lo sapevo. Stava per darmi il bus, scelgo il concerto.

Via di google maps, prendo il tram e vado all'Air Bnb. Zona "Praga". Arrivo e c'e' un centro commerciale vicino per ogni bisogno. Il monolocale e' minuscolo e sono solo, mi sta bene. Airbnb fila tutto liscio.

Si va a esplorare la citta'. Sono arrivati i soldi da qualche tempo e si vede. Intorno al Palazzo di Cultura e Scienze svettano dei grattacieli in vetro di alberghi, compagnie e finanza. JP Morgan. Marriott. So ssoldi.
Inoltre non sono rari vedere i manifesti del partito PIS in giro. MMhhh... mejo che me faccio i cazzi miei.

Vado al "centro" al palazzo reale (ricostruito dopo un bombardamento). Una free guide inglese spiega al suo gruppo. Leggo la pin dove dice "join us for free". Scrocco la spiegazione e me ne vado la' intorno da solo.

Il centro e' raccolto e con stradine. Bellino. Sembra strano pero', ha architettura vecchia ma non sembra antico. Leggero' dopo che infatti e' stato ricostruito dopo la WWII.

Qua inizia la prima "realizazzione". La warsaw pass da' accesso, gratuito o scontato, a varie attrazioni. Nel centro storico si entra al Museo della citta' di Varsavia a gratis. Vado.

A scuola parliamo di WWII, ti dicono che c'era quello coi baffetti che era il cattivo cattivo ed e' tutta colpa sua e basta e l'olocausto e' solo colpa sua ed e' cattivissimo.. Poi noi avevamo uno con la mascella ma abbaiava solamente e era innocuo. Poi c'e' stata la bomba atomica e hanno deciso di finire la guerra. "Facile no? Nessuna domanda, non ragionate, ciao".

Varsavia e' stata ricostruita da quasi zero. La guerra e' iniziata qua. Il ghetto ebraico. Tanti, tanti morti. Ok.

Un particolare light e' che la prima pizzeria apri' nei primi anni 90 (o 80 non sono sicuro). E' incredibile... probabilmente persino in Thailandia hanno avuto una pizzeria prima dei polacchi.

Concerto di Chopin in una saletta privata, eravamo max in 20. Con sorriso dico che la meta' erano asiatici.
Poi il Copernicus center che e' un museo della scienza interattivo adatto ai bambini. Il planetario assai fighino con immersione video.

Tutto costava abbastanza poco ma non stracciato. Uber funziona alla grande. I pierogi sono sublimi.

Il museo della Vita durante il Comunismo e' interessante. Alla fine e' una sala, con reperti dell'epoca. Hanno ricostruito all interno un tipico salotto, camera da letto e "bar" dell'epoca. Semplicemente sembra di essere nei primi anni 60. Leggi che era cosi' intorno agli anni 80. Ti cade la mascella.
Lo stereotipo delle calze. Riconfermato dalla targhetta vicino a uno stendino con calze che all'epoca erano un bene importantissimo. Le donne non portavano i pantaloni e le calze dovevano durare. Si riparavano.

"vabbe' vabbe' il PDF?"
Mi pare gia' di sentire.

Dopo Praga sono quasi immune. Le polacche sono carinelle ma non ho smascellato. Ero troppo occupato a visitare la citta' poi per farci caso.
Degno di nomina un paio di gemelle, sulla 20na. Sul tram erano davanti a me, biondine occhi azzurri. Carinissime con visi con tratti dolci. E son partiti film mentali degni di Brazzers.

KIEV
Volo con la linea nazionale ucraina. La divisa delle stewardess e' assai azzeccata.
Atterro e vado al tourist office dell'aeroporto per prendere la Kiev Pass. Non la vendono. Mi indica il bus di connessione alla citta' e di prendere la metro per arrivare al centro commerciale "Gulliver". La' c'e' un altro tourist office.

Monto sul bus, il tizio non parla inglese. Butto lo zainone in un luggage store dentro al pulman. Tiro fuori le Grivne che avevo cambiato a Varsavia, mi fa cenno di sedermi e basta. Ripassera' dopo a prendere il pagamento.
Mi guardo la mappa data dalla tizia del tourist office con le indicazioni. Non ho una cazzo di idea di dove scendere. La tizia seduta a fianco a me mi aiuta. Mi dice di scendere alla prima fermata.
Il bus arriva in questo "mercato" fatto di container ristrutturati a negozietto. Me pare l'Albania. Scendo e vedo una M verde.
Prendo un biglietto alla biglietteria. 8 grivne e ti danno un gettone tipo sala giochi, ma di plastica. Metto nel tornello e passo. Scendo per le scale mobili.
CAZZO quanto sono profonde le metro in Kiev. Hanno anche il record del mondo, 105 metri.
Le stazioni sono decorate con motivi e temi... liberty? Scusate sono ignorante. Si respira il classicismo sovietico. Tutto marroncino e panna. Dal soffitto penzolano dei cazzo di lampadari a illuminare (male) la stazione.
Arriva la metro. Carrozze vecchissime, anni 50? Blu e gialla, come la bandiera. Rumorissime dato che non hanno climatizzazione e quindi lasciano i finestrini aperti. O la metro e' lenta (non credo) o le stazioni sono lontanissime (probabile). Da come siamo abituati, ci si mette un casino tra una stazione e l'altra.

Arrivo al Gulliver. Il tizio e' gentilissimo e spiega tutto di tutto. Mi da il suo numero personale, mi dice di contattarlo per tutto. Mi aiuta ad attivare la scheda sim locale. Dice "italians good! I like! Italians always emotions! I like!".
Vado all'airbnb che puro caso era vicinissmo al Gulliver. Entro questo edificio che sembrava essere sopravvissuto al Kosovo. Scale rovinate, pavimenti con mattonelle rotte. Superata la porta dell'appartamento tutto perfetto e ristrutturato.
Solo che la "Studio apartment" era na cazzo di stanza. La tizia aveva ristrutturato due appartamenti e divise in camere studio individuali, quindi ero in una sorta di hotel. Vabbe', sticazzi.

Kiev ha tantissime belle chiese con le loro cupole dorate. Parchi a iosa ognuna con un suo monumento. L'architettura della citta' e' maestosa. Le piazze e i monumenti sono impressionanti.
Il monumento alla patria e' una statua di donna con spada e scudo con sopra falce e martello. Di una maestosita' assoluta.
Da qui tutti i monumenti sono "ai caduti di" "agli eroi di" "alla grande fame del". Hanno preso tante batoste.

Adoro mangiare nelle mense sparse nei quartieri degli uffici. Non devo conoscere la lingua locale, posso vedere i piatti e scegliere.
Il Borsch e' stupendo. I loro ravioli di carne o di patate o di verza, idem. Avevano sto piatto fatto tipo torta di pancake/frittatine sovrapposte e panna acida. Decorata con carote, fagiolini e aneto. Una delizia.

"si vabbe' non ce ne fotte un cazzo, ma il PDF?"
Prima vi dicevo che Praga mi aveva dato il primo shock e mi sentivo immune. Ringrazio il cielo di essere stato la' prima.
Se a Praga dovunque e chiunque sono PDF, a Kiev sono livello Modelle da Fashion Week PDF.
Si diventa stupidi. Oltre a essere bellissime, le ucraine sono FEMMINILI. E ora le donne del sub mi uccideranno.

Ma in Ucraina ho imparato che le RAGAZZE, possono ANCORA INDOSSARE LA GONNA. E lo dico in senso figurato e non.
Si vestono come donne, sanno essere femminilmente eleganti senza strafare. Meno cappottoni piumozzo Omino Michelin, piu' cappotti lunghi marroni e trench. Meno sneakers, piu' stivaletti corti. Meno jeans, piu' gonne e calze.

Nella metro, incrociando qualcuna che scendeva mentre salivo e viceversa, mi e' capitato piu' di una volta di fare eye contact perche' ero genuinamente affascinato dalla naturale bellezza. Nessun sguardo "cazzo vuoi?". NEMMENO INDIFFERENZA.
Ho ricevuto sorrisi piu' o meno aperti, altri deliziosamente un po' imbarazzati. E ho ricambiato con un sorriso leggero e distogliendo subito lo sguardo. Ok ti trovo carina, ma non faccio lo stalker.

La gente e' un po' diversa la'. Non sorridono molto. La metro non ha il segnale di avvertenza chiusura porte. Te le chiudono in faccia e basta. I camerieri non erano abituati ai miei "spasiba" per ogni cosa. Sempre la metro ha delle porte molleggiate pesantissime che si aprono in entrambe le direzioni. Pesanti e molleggiate che se non fai attenzione quella che ti torna indietro verso di te ti puo' rompere tranqullamente il naso.
Pochi tengono la porta per la persona dietro. Io lo facevo sempre, ho ricevuto a volte degli sguardi "ma perche' mi tieni la porta?"

TINDER
Volendo conoscere meglio le persone locali (si si ok... dai.) ho utilizzato tinder.
Tra i match ho avuto un paio di mignotte dichiarate. Una che diceva "cerco uno che soddisfi i miei bisogni materiali". Un altra che dice "ho bisogno di uno che mi mantiene".
Una invece ci parlo normalmente, mi chiede dove sono e io "vicino al Gulliver". Lei fa "io sono proprio al Gulliver, vediamoci".
Vado. Andiamo in un ristorante/bar fighetto e prendo un prosecco. Lei un the'. Parliamo del piu' e del meno. Mi dice che alla mia eta' gli uomini sono maturi e sanno quello che vogliono. Che le piace.
Mi dice che sembro mezzo kazhako (sono cinese) ma sono italiano dentro per come parlo. Le piace.
Mi dice che sono un tipo a posto, le piace.
Concludiamo poco dopo per non appesantire troppo questa prima uscita. Mi chiede se amo la cioccolata, dico di si. C'e' un carrello di cioccolata artigianale, ne ordina 30E e pago io e se le mette in saccoccia. Va al bancomat per ricaricare il cell, dice che non ha grivne con se che e' tornata da poco da un viaggio. Mi batte la ricarica.
Inizio a sentirmi un mezzo coglione, ci salutiamo e poi realizzo che, seppur per due stronzate, m'ha battuto dei soldi.
Mi passa la voglia di sentirla, lei si fa risentire per una eventuale cena. Io dico di si, e le butto un aperitivo/bicchiere di vino da me prima. Sparisce. EHhehehehe.

Tizia Tinder 2. Sempre stocazzo di centro commerciale. Come arriviamo al bar e parliamo, mi batte i soldi del taxi. "qua e' normale. Te non puoi venirmi a prendere perche' non hai l'auto qua, ma si fa cosi' qui. Tu vai a prendere la tua donna." Io da mezzo cojone mi sento TUTTO cojone.
Parliamo del piu' e del meno, e a una certa la becco che mi squadra l'orologio per capire di che marca/valore e'. Un cazzo di Citizen (bello) da 100E.
La' mi cala totalmente, chiudo l'appuntamento e saluto. Same story poi si fa risentire per rivederci, offro sempre bicchiere di vino da me, dice che mi fa sapere. Sparita. EHHEHEHEhhHE.

Mando a fanculo Tinder e lascio perdere. Mi godo la citta' per quello che e'.

Girando e camminando prendo un appuntamemto per un massaggio. C'ho le gambe stanche e fa anche freschetto a tratti. Mi coccolo.
Centro ok, sembrava quasi medico. Inizio a parlare con una tizia mentre aspetto, scherzando e altre cose le dico che sono un panzone e bla bla. Si finisce a parlare di mangiare quindi, e me ne esco in totale non chalance "e allora stasera ti porto a mangiare fuori dai".
Mi dice di "si".
Mi faccio dare il numero e faccio il vago. Dentro ero "cazzo non ero mai arrivato a questo punto cosi' di punto in bianco. E mo'?". AHHAHAHA
Beh insomma me ne vado e ho il tempo per organizzarmi e riordinare le idee.

Decido il posto, le scrivo, ristorante di carne. Bella seratina, chiacchiere e risatine. Inglese stentato ma si comunica. Ogni tanto google traduttore, ma non eccessivo. Ovviamente gesticolo tanto per farmi capire e uso un simple english anche maccaronico per essere piu' comprensibile.
Anche lei mi fa "Your emotions, so funny". Non sono proprio abituati a persone che si esternano molto. "My english not good, but you talk, you hand, I understand everything". Mi fa piacere, si sente a suo agio, comprende e si sente "compresa".

Dopo cena mentre aspettiamo l'Uber che la riporta a casa, tento il bacio. Vado la' dritto ma gentilmente, non a fulmine o per rubarlo sto bacio. Ride e gira intorno al mio viso e mi bacia in fronte. Riprovo. Idem con bacio sul naso. Vabbe', almeno non mi ha spinto via o reagito di scatto/male.

Rimaniamo che ci vediamo il giorno dopo. Passeggiata e poi ci ritroviamo nel centro commerciale. Diamo uno sguardo ai negozi, le dico di provarsi una gonna. Mi piace fare shopping cosi' dove la ragazzafa da "modella" e esce dal camerino e mi fa vedere come sta con le cose.
La prova, mi fa vedere, le dico che le sta bene. Le chiedo se le piace. Mi dice di si. "Ok prendiamola". All'inizio non capisce e dice che non vuole spendere soldi. Carinella, mica avevo capito che pagavo io. 25E da Beshka o qualcosa del genere.

Rimane contenta, continuiamo la nostra serata e andiamo a mangiare. Dopo cena ritento l'approccio. Ci baciamo.
Mi dice che una sua amica e' offesa che non si fa viva da qualche giorno. Mi dice che vuole stare con me e non vuole farla arrabbiare, propone di stare insieme tutti e tre.

Accetto, mi presenta l'amica. Carina, simpatica, ha un figlio. Inglese veramente scarso ma qualcosa riusciamo a dircela. Serata ad un hookah bar. L'hookah e' il loro nome il narghile'. Poi se tecnicamente sono due cose diverse, nin zo'.

Finita serata rimaniamo che ci vediamo anche il giorno dopo. Presto dovro' ripartire e ci va di stare assieme.

Due pomeriggi e sere ok, di cui un altra sera con amica. Ci vede baciarci, fa' la faccina "ohhh che piccioncini" e fa' "you good man. My friend lucky. Good man". Meno male... ho l'approvazione di amica. Che mi pare assai importante visto che non ha potuto evitare di non vederla.

Un pomeriggio ha accettato di venire da me. Ho provato il colpaccio ma non ha voluto. Beh cazzo, mi conosce da 3 giorni mi pare anche legittimo da parte sua. Poteva andarmi meglio, non e' stato cosi.

Ora sono tornato. Ci sentiamo su Viber. Non e' espansiva e non mi scrive per prima. Penso che sia che non sono abituati troppo a esprimersi, e la' la Donna fa' la Femmina.

Oppure sono tutte scuse mie e non je ne fotte un cazzo. Chissa'. Fatto sta che l'ultima sera ha detto che voleva rivedermi.
Fatto sta che INCREDIBILE ma vero Ryanair ha aperto rotte su Kiev proprio questo ottobre. Fatto sta che parlando su Viber ho accennato a un mio ritorno.

Fatto sta che ora ho il volo prenotato per il 12 novembre.

ATTERRAGGIO D'EMERGENZA

In fase di decollo da Kiev abbiamo beccato un uccelo che si e' sfracellato su una antenna dell aeromobile. Capitano ha dato annuncio di atterraggio e ha dichiarato "il volo piu' breve che abbia mai fatto".
Tutti a lamentarsi e sbuffare, io sto ancora qua a ringraziare il cielo che posso raccontarlo in giro sto fatto.

P.s.Sto cercando di farmi altri contatti e mi iscrivero' a una chat/siti di incontri russi o qualcosa del genere. Per quanto sia carina e mi piaciucchia, non mi faccio una cazzo di imbarcata fino a laggiu' per scommettere su una persona sola.

P.p.s.Lei ha 21 anni. Io 35. Lei non sa che eta' ho. :D
submitted by Wongfeihong to italy [link] [comments]

come si scrive in inglese casino video

Corso di Programmazione: Impara a programmare da zero ... Quando la prof. si gira - YouTube Fasma, GG - Per sentirmi vivo (Official Video - Sanremo ... Elisa - Anche Fragile - YouTube Alex & Co. - All The While - Music Video - YouTube Amici di Maria De Filippi - YouTube - YouTube Amazon: cosa c'è dietro a un pacco - YouTube

Traduzioni in contesto per "etc" in italiano-inglese da Reverso Context: Firmato Rudolf Ziegler, comandante etc etc. Dear Sir and Yours Faithfully . Se sei stato bambino negli anni ’80 o nei primi anni ’90 sicuramente ricorderai il cartone di “ Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo ”. Thursday = Giovedì . Correspondence - Come scrivere una business letter in inglese. Answer Save. 1 4. barbarella. Come si scrive coccinella in inglese? In Inghilterra si chiama ladybird. 0 1. Wednesday = Mercoledì Come Si Dice In Inglese Che Casino, dq xi casino location, cashman casino mod apk, buy black jack sweets online. 3 Answers. I'm an only child = sono figlio unico. How beautiful! Favorite Answer. scienze della terra. ;) 0 0? 4 Crowns Casino. €500. as we say in "io lo mangio" ? Come si scrive in inglese uno, dieci, venti, trenta, cento, mille e gli altri valori. Make sure the brokers you Casinò informazioni utili e come si scrive in inglese casinò Casinò . Casinò . Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Se vuoi saperne di più leggi la nostra Cookie Policy. Scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.I testi seguenti sono di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far che casino! What a mess!, What a disaster! expr expression: Prepositional phrase, adverbial phrase, or other phrase or expression--for example, "behind the times," "on your own." Che casino! Non so più come uscire da questa situazione. che cazzo fai? volgare (vulgar) what the f*** are you doing? 18+ | T&C Apply Come Si Scrive In Inglese Che Casino – To receive the welcome bonus a minimum deposit of £/€/$ 10 is required. The minimum deposit for other offers that require a deposit will be clearly communicated. Maximum bonus offered will be communicated in the details of each specific promo. come si scrive pallavolo in inglese. di 19 Gennaio 2021 Lascia un commento come si scrive pallavolo in inglese Senza categoria Come Si Scrive In Inglese Che Casino. 35x. Casimba Casino Review 100%. 0. Bonus Code: WELCOMEBONUS . Visit casino -50. Comeon Casino Review 0. Choose another casino. 72. Percentage-8. Read our full review. Visit casino CLAIM. permanent Wager: x50 Min deposit: £10. Zeus . Percentage. 100% up to £500 Prima però è necessario capire a cosa serve la delega e quali informazioni deve contenere per essere valida. 9 1. L'unica possibilità per ottenere una bella È è fare la combinazione ALT + 212, per la É serve ALT + 144. Beste Antwort. Übersetzung für 'Come si scrive?' Friday = Venerdì. Saturday = Sabato. 13. Anonymous. vor 9 Jahren. im kostenlosen Italienisch-Deutsch Wörterbuch und Does Rome Italy Have Casinos - Come si scrive casino in italiano. Seguici anche su penny fm per ascoltare musica, notizie di attualità geant casino italia e le ultime offerte di pennyun mondo di prodotti e servizi a te dedicatipartecipa alle collezioni e concorsi di penny. Check in easy, very clean, quiet, casino royale band italy amazing views from chaletgentilezza del personale. Agli ospiti

come si scrive in inglese casino top

[index] [2908] [3737] [6368] [63] [3878] [7890] [3706] [5235] [9604] [3981]

Corso di Programmazione: Impara a programmare da zero ...

Ascolta ANCHE FRAGILE qui: https://island.lnk.to/diariapertiRegia: YouNuts! (Antonio Usbergo e Niccolò Celaia)Producer: Antonio Giampaolo per Maestro Product... Corso di Programmazione: Impara a programmare da zero Alberto Olla🔥 https://bit.ly/3mas0zW🔥 Coupon di SCONTO per accedere al corso COMPLETO🏆 Vuoi essere... Canale Ufficiale di Amici di Maria De Filippi. Qui trovi le clip delle puntate in onda su Canale 5, video esclusivi, backstage e retroscena dalla scuola di Amici. Per sentirmi vivo disponibile in Streaming e in Download qui: https://SMI.lnk.to/psvProduzione e regia Skyground Production Ideato da: Tiberio FazioliStylist... Benji & Fede - Buona Fortunahttp://spoti.fi/2E31fGYUna produzione Borotalco.tvRegia: Mauro RussoEx. Producer: Matteo StefaniDOP: Edoardo EmanueleProducer: Al... Enjoy the videos and music you love, upload original content, and share it all with friends, family, and the world on YouTube. Chiara Proietti D'Ambra è entrata dentro il centro di logistica Amazon di Castel San Giovanni. Video realizzato dai ragazzi del corso di cinema "Dentro lo specchio - il cinema nello sguardo dei ragazzi", scuola secondaria di primo grado "A. S. Aosta" d... Guarda tutti i video di Alex & Co. : http://bit.ly/AlexECoPlaylistAcquista "We Are One", il primo album degli Alex & Co. http://lnk.to/WeAreOne"I never felt ...

come si scrive in inglese casino

Copyright © 2024 m.playbestrealmoneygame.xyz